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lunedì 18 aprile 2011

Dragon Age 2


Il 2011 è un'ottima annata per il mondo videoludico, presentando un buon numero di giochi interessanti per ogni genere. Gli rpg non sono da meno, con uscite attesissime del calibro di The Elder Scroll 5, The Witcher 2, Mass Effect 3 e Dragon Age 2. Mi sono avvicinato in maniera piuttosto scettica a quest'ultimo, non essendo un fan del primo titolo. Perchè non mi è piaciuto Dragon Age? Perchè piace a mia sorella. Semplice, no? Fatto stà che, nel momento dell'uscita di DA2, mia sora fosse in giappone, il che significa un notevole calo del mio stress quotidiano, dato che
non mi ritrovo a chiederle, ad esempio, se mi passa il coltello ricevendo come risposta un lungo trattato sui coltelli più fighi utilizzati dal suo rogue durante il gioco.

Il primo impatto con il gioco è positivo. I menù sono curati ed il sistema di creazione è piacevole, anche se molto simile a quello dell'1. Chi, come me, non ha finito Dragon Age e non ha un salvataggio da importare può scegliere uno tra i finali possibili dell'1, scelta che a quanto pare modifica qualcosina nel gioco. In realtà io non ho nemmeno notato questa opzione, pensando che la voce "Dragon Age Ending" fosse un filmato riassuntivo dell'1, di cui non me ne fregava assolutamente una cippa.


L'intro è accattivamente. La storia del gioco viene
narrata da un nano chiamato Varric, interrogato da una donna. Questo sistema viene utilizzato in più spezzoni del gioco, risultando una scelta vincente. Il protagonista del gioco non è l'eroe del Ferelden, ma Hawke, destinato a divenire il campione di Kirkwall.
La trama è stato l'aspetto che più mi ha convinto del gioco. Solitamente, in un rpg fantasy, la trama finisce sempre per essere una quest per salvare il mondo che    
porta i protagonisti a zonzo per una porzione più o meno grande di questo. Dragon Age 2 fà una scelta completamente diversa. L'intero gioco è ambientato nella città di Kirkwall e nei suoi dintorni e la trama riguarda una serie di conflitti politici tra le fazioni al suo interno. Tutta la trama si svolge in 6 anni, durante i quali Hawke si fa strada nella città, acquisendo contatti e conoscenze.
Il setting è sviluppato a dovere, presentando una schiera di personaggi interessanti, sia giocabili che non giocabili, tra i quali spiccano il bardo Varric, che a volte esagera un pò nei suoi racconti, e l'Arishok, leader dei qunari. Il cast è piuttosto vario andando da personaggi più divertenti come Varric e Isabella ad altri più seri come Fenris. I personaggi sono tutti riusciti, avendo ognuno di essi una storia personale ben curata, che viene sviluppata in una serie di quest, divise tra i 3 atti del gioco.
E' molto divertente vedere come situazioni presenti all'inizio del gioco si ripercuotano negli atti successivi. Gli sviluppatori hanno fatto un ottimo lavoro legando tra loro le quest e sviluppandole con calma durante il gioco. Nella maggior parte delle quest è possibile effettuare delle scelte morali, come ci ha abituato la bioware. Queste scelte finiscono per influenzare abbastanza la trama, determinando vita e morte di alcuni personaggi e modificando di molto le reazioni degli altri.

Uno dei punti di forza della storia è che riesce ad essere moralmente ambigua, mettendo in difficoltà il giocatore nel compiere le proprie scelte. Non è presente un vero e proprio "cattivo" , ma solo una serie di personaggi con i loro pregi e difetti, ognuno dei quali pensa di fare la cosa giusta.


Il gameplay del gioco è meno brillante della sua trama, mantenendosi però su buoni livelli. E' possibile sviluppare i personaggi spendendo dei punti per migliorare le loro caratteristiche ed acquisendo abilità, divise in vari rami. Il sistema presenta una buona varietà ed è possibile personalizzare ampiamente ogni eroe.
Il combattimento è abbastanza simile al primo, essendo basato sull'utilizzo delle abilità, ognuna provvista di un cooldown, e, ovviamente, sulla possibilità di mettere in pausa il gioco per dare gli ordini al proprio party. Mettere in pausa il gioco è piuttosto fondamentale, dato che l'IA dei personaggi lascia piuttosto a desiderare. I nostri eroi (anche nel caso ci si impegni a settare per bene le loro tattiche), si butteranno gioiosamente sulle trappole, passeranno saltellando attraverso fiamme ed ostacoli vari e, in generale, faranno tutto ciò che esiste di stupido. Considerando che il gioco non è nemmeno semplicissimo, aumentando il livello di difficoltà, un pò di micromanagement è fondametale.

La varietà di nemici non è, purtroppo, molto alta. I modelli utilizzati sono pochini e, soprattutto, i ruoli ricoperti dai mostri sono pochi. Generalmente, una volta trovata una buona strategia, è possibile applicarla ad ogni scontro. Il gioco non è nemmeno bilanciato molto bene. Alcuni scontri, anche dei boss, risultano essere di una banalità sorprendente, mentre altri più casuali sono al limite dell'impossibile, richiedendo numerosi tentativi ed estrema attenzione nell'utilizzo del proprio gruppo.

Il problema reale del gioco è che è stato fatto in poco tempo, e si vede. Ci sono pochissimi modelli ed ambienti (nemmeno particolarmente curati), che vengono riutilizzati una continuazione. I dungeon sono divisi in una serie di tipologie. Ogni volta che c'è una quest in una casa è sempre la stessa casa, ogni volta che c'è una miniera è sempre la stessa. Alla 4a volta che si affronta un boss nella stessa zona viene una grossa voglia di organizzare una spedizione punitiva per la bioware.
E' palese che DA2 è un gioco di 15 ore, allungato di un'altra 15ina introducendo una marea di quest inutili in cui ci si limita ad andare in una zona ed uccidere tutti i presenti. Per ogni quest bella che si incontra (e ce ne sono, basta pensare a quelle di varric o a quelle dell'assassino seriale) ce n'è una ridicola. Purtroppo il primo atto del gioco è composto quasi unicamente da quest di questo tipo, ed è veramente difficile trovare la forza di arrivare al secondo, dove per fortuna la situazione migliora drasticamente. E' un vero peccato, perchè con un pò di tempo speso in più avremmo potuto parlare di un capolavoro e non "solo" di un ottimo gioco.

Mi sarebbe piaciuto anche vedere la Bioware osare un pochino in più sotto il profilo del gameplay. DA è gioco per nostalgici e questo si sa, ma credo in ogni caso che qualche modifica alla formula sarebbe stata positiva. In particolare mi piacerebbe vedere un'importanza maggior al ruolo dell'ambiente nel gioco. Permetteteci di sfruttare le coperture, di avere vantaggi se combattiamo in posizioni sopraelevate e, in generale, aggiungete elementi di terreno interessanti, che permettano scelte tattiche. Ora come ora i combattimenti risultano essere solitamente piuttosto simili... ed è un peccato.

Per tirare le somme, una volta superato il primo atto, noioso e privo di una qualsiasi trama, DA 2 diventa un ottimo gioco, con alcune belle idee, soprattutto sotto il profilo della trama, ed altri aspetti troppo derivatori. Sono curioso di vedere cosa combineranno nel 3, sperando nel ritorno di Hawke e non in un altro eroe generico.

Giocare a DA2 mi ha fatto pensare un pò a tanti rpg del passato e a come si stà evolvendo un genere. All'epoca di the metal church feci una retrospettiva sul genere delle avventure grafiche. Quando avrò un pò di voglia potrei fare lo stesso sugli rpg. Potrebbe essere pariante la cosa =)

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